LEGAMBIENTE: ABBIAMO RAGIONE AD OPPORCI A PROGETTI DELIRANTI CHE METTONO A RISCHIO LA SICUREZZA DEI CITTADINI.
BASTA ERRORI, IL TERRITORIO NON LO CONSENTE
L’ennesimo bollettino alluvionale conta due vittime, famiglie sfollate, frazioni isolate, decine di frane che hanno interessato strade e binari ferroviari, questa volta arriva in particolare dal Tigullio e non può essere imputato alla sola cementificazione.
Insieme troviamo l’assenza della manutenzione delle zone montane e pedemontane e di una cultura di gestione sostenibile del territorio, che dovrebbe permettere di pianificare azioni concrete per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici.
Ma è necessario lasciarsi alle spalle anche la logica per cui gli spazi apparentemente più semplici e disponibili da usare e infrastrutturare vengano occupati, sottraendoli al fluire dell’acqua, facendo aumentare il rischio per la popolazione e per le infrastrutture stesse.
"Occorre sorpassare in modo definitivo il delirante progetto di riempimento della colmata di Lavagna – afferma Massimo Maugeri, Circolo Cantiere Verde di Legambiente Chiavari - per realizzare un depuratore comprensoriale e riflettere sulle proposte alternative alla sua collocazione che come ambientalisti abbiamo già fatto. Se avessimo ostruito la colmata sulla parte terminale della foce del fiume Entella oggi i danni sarebbero straordinariamente più elevati.
Che dire poi se l’amministrazione comunale di Chiavari nel 2012 avesse approvato il Park dell’orto, in piena zona esondabile quante macchine sarebbero state distrutte?"
Nel dossier "La fragilità della Liguria: frane, alluvioni e cemento illegale" elaborato da Legambiente quest’anno si trovano numeri preoccupanti per il territorio. Nel ciclo del cemento per la sola città di Genova i tre condoni edilizi (1985-1994-2003) hanno visto la presentazione di 48.641 pratiche di sanatoria di cui 43.309 ammesse. Sul demanio marittimo, dati relativi al 2012, le infrazioni sono state 149 con 162 persone indagate e 29 sequestri.
Nel 2013 inoltre Legambiente ha proposto il questionario "Ecosistema Rischio" ai comuni liguri. Tra le amministrazioni comunali intervistate, sono 41 quelle liguri che hanno risposto in maniera completa al questionario rappresentando circa il 19% dei comuni a rischio della regione.
In 39 comuni sui 41 intervistati (il 95%) sono presenti abitazioni in aree soggette a pericolo di frane e di alluvioni; nel 54% dei casi in tali aree sono presenti interi quartieri e in due comuni su tre insediamenti e fabbricati industriali. Nel 36% dei comuni campione dell’ indagine, inoltre, sono state edificate in aree a rischio strutture sensibili, come scuole o ospedali, e nel 46% dei casi strutture commerciali o strutture ricettive turistiche. Solo nel 5% dei comuni si sono svolte attività di delocalizzazione di alcune strutture a rischio.
"Ci auguriamo – conclude Santo Grammatico, Presidente di Legambiente Liguria – che la drammatica lezione che arriva dalle zone alluvionate e dissestate della nostra regione in queste ultime settimane sia di monito per chi pianifica l’utilizzo del territorio. Siamo felici che il Ministro dell’ambiente Galletti dichiari che non ci saranno più condoni edilizi che hanno rappresentano uno sfregio al suolo e un premio alla furbizia legalizzata, nel nostro Paese. Ma questo ci pare il minimo e non basta. E’ necessario invertire le priorità negli investimenti perché è ancora troppo sbilanciata la bilancia economica tra il piatto delle pericolose e inutili infrastrutture stradali che tagliano i nostri gracili versanti e quello della capillare manutenzione del territorio con il rilancio di una edilizia che sappia garantire sicurezza ai cittadini e tutela dell’ambiente."
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