Sono trascorsi sei anni dalla approvazione delle “Misure urgenti per il rilancio dell’attività edilizia e per la riqualificazione del patrimonio urbanistico-edilizio”, cioè il Piano Casa ligure che avrebbe dovuto rilanciare il settore edile.
“Oggi la Giunta regionale afferma di voler rilanciare il Piano Casa – afferma Santo Grammatico, Presidente di Legambiente Liguria - e mediante le dichiarazioni dell’assessore all’urbanistica Marco Scajola apprendiamo che il perno della legge per il rilancio del settore edile sarà basato su ristrutturazioni, ampliamenti e semplificazioni burocratiche. Temiamo non troveremo nulla di nuovo e di buono in termini di gestione del territorio nel redigendo Piano Casa e sopra tutto siamo certi questo non è lo strumento idoneo per il rilancio di un settore in piena crisi come quello dell’edilizia. Sarebbe opportuno valutare prima quali i risultati ottenuti a sei anni da quello varato nel 2009, già troppo permissivo su diversi punti.”
I contenuti del vecchio Piano – continua la nota di Legambiente Liguria - prevedono demolizioni e ricostruzioni con ampliamenti volumetrici sino al 35% ed oltre in base alle premialità previste ad esempio con l’installazione di pannelli fotovoltaici, eventualmente la possibilità di accorpare più edifici con ampliamenti possibili anche agli immobili oggetto di parziali condoni edilizi. Esiste poi la possibilità di cambiamento di destinazione d’uso da immobile produttivo a residenziale. Il Piano casa prevedeva, tra l’altro, la demolizione e ricostruzione di edifici che presentano una esposizione a rischio idraulico o idrogeologico oppure accertate criticità statico-strutturali con rischio per l’incolumità e di poter intervenire su quelli che interferiscono rispetto alla realizzazione di infrastrutture o opere di pubblica utilità. Quanti interventi per le tipologie sopra descritte sono stati effettuati? Quanto lavoro e quale gettito economico è stato generato?
“E’ evidente il fallimento delle prospettive e del modello di sviluppo immaginato nel Piano casa e non è con una semplificazione delle norme, che valuteremo non si tratti di una vera e propria deregulation cementizia, che si rilancerà l’edilizia. Occorre piuttosto un Piano di adattamento e mitigazione del dissesto idrogeologico per la sicurezza dei centri urbani, che coinvolga pubblico e privato per garantire un rilancio economico della nostra regione.”